Visite turistiche
Punto strategico di difesa della città, la fortezza fu nel corso dei secoli dominio di Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini, che di volta in volta apportarono alcune modifiche. Fu però in epoca spagnola, per volere di Re Ferdinando I d’Aragona, che la struttura subì un radicale cambiamento con l’aggiunta delle due imponenti torri circolari merlate che le conferirono l’aspetto attuale e la denominazione “aragonese”. La parte più antica della costruzione fu demolita dopo il terremoto del 1908 per consentire l’apertura di alcune strade cittadine. Testimone delle vicende storiche della città dal medioevo ad oggi, il Castello Aragonese fu conquistato da Garibaldi il 21 agosto del 1860. Le Torri merlate del Castello Aragonese, dato il loro valore storico-artistico, furono insignite nel 1897 del titolo “Monumento Nazionale”.
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National Museum of Magna Græcia
Palazzo Piacentini, che ospita il MArRC, è stato il primo palazzo costruito esclusivamente per una esposizione museale. Fu il noto architetto italiano Marcello Piacentini (1881, Roma - 1960, Roma) a progettare il Palazzo che poi gli fu intitolato. Inaugurato nel 1959 ha subito nel tempo diverse trasformazioni fino all’attuale riorganizzazione iniziata nel 2009 e ultimata nel 2016. L’elemento principale è il cortile interno (oggi Piazza Paolo Orsi), coperto da un soffitto in vetro trasparente. Il Terrazzo, destinato agli ambienti di ristorazione, ospita gli eventi culturali del periodo estivo. Oggi il MArRC è uno dei Musei più all’avanguardia d’Italia. Tutto il sottosuolo del MArRC ospita la necropoli dell’antica Rhegion. Durante i lavori di scavo vennero alla luce numerose tombe del periodo ellenistico. Si tratta di circa 100 tombe di diverse tipologie e l’area della necropoli si estendeva anche sotto la vicina Piazza De Nava. Una parte di queste è oggi visitabile nei sotterranei del Museo. La nuova organizzazione del Museo Un allestimento all’avanguardia che accompagna il visitatore in un viaggio attraverso i secoli. Il nuovo allestimento permanente conta ben 220 vetrine e si sviluppa su quattro piani espositivi che raccontano la storia della Calabria dalla preistoria all’età romana. La visita inizia dal secondo piano (Livello A - Preistoria e Protostoria - età dei metalli). Continua al primo piano (Livello B - Città e Santuari della Magna Grecia). Prosegue al mezzanino (Livello C - Necropoli e vita quotidiana della Magna Grecia: Sibari, Crotone, Hipponion, Kaulonia, Cirò e Laos; lucani e brettii) e si conclude al piano terra (Livello D - Reggio) con la storia di Reggio. Qui si trova la sala dei Bronzi di Riace. A livello -1 hanno sede le mostre temporanee del MArRC e l’accesso alla Necropoli Ellenistica. Bronzo di Riace Testa del Filosofo Bronzo di Riace Testa di Basilea Non solo Bronzi Non tutti sanno che il MArRC ospita la più importante collezione di bronzi greci del periodo classico (V secolo a.C). Oltre ai Bronzi di Riace, a livello espositivo D-Reggio, sono conservati La testa di Basilea e La testa del Filosofo, rinvenuti nelle acque di Porticello (Località presso Villa San Giovanni).
Lungomare Falcomata
Magico, romantico, affacciato su una posizione unica in tutto il Mediterraneo, il lungomare di Reggio Calabria è il prolungamento naturale del centro storico della città ed è la tappa irrinunciabile per i reggini e tutti gli amanti del fascino del mare. Definito come il chilometro più bello d’Italia (in realtà è lungo 1,7 chilometri) è uno dei punti focali dell’anima reggina. Il lungomare è costituito quattro vie: lungomare Falcomatà, lungomare Matteotti, corso Vittorio Emanuele III e viale Genoese Zerbi, che tutte insieme costituiscono quella conosciuta come la Via Marina. Tra i palazzi affacciati alla via Marina domina lo stile Liberty, frutto dell’ultima ricostruzione all’inizio del Novecento. Di particolare fascino sono il palazzo Zani, il palazzo Spinelli e villa Genoese Zerbi. Ma una passeggiata lungo il suo percorso ci fa conoscere tutta la storia della città, dalla fontana monumentale ai monumenti commemorativi, i reperti di epoca greco-romana, come il monumento a Ibico reggino (VI secolo a.C), poeta greco di Reggio e inoltre la colonna ellenistica sormontata da un tripode in bronzo simbolo di Apollo (Reggio in una sua fase storica si chiamò “Febèa” ovvero la città di Apollo. Fu il tiranno Dionisio II di Siracusa a chiamarla così nel IV secolo a.C. dopo averla ricostruita e consacrata ad Apollo: era stato il padre Dionisio I a distruggerla, deportando gli abitanti a Siracusa. Dionisio II li fece rientrare e partecipare alla ricostruzione. Infine, possiamo anche scoprire due tratti delle mura di cinta della città greca e un impianto termale di epoca romana. A tratti verdissimo e ricco di palme e specie vegetali estremamente variegate. Il Lungomare è il miglior punto di riferimento per scoprire il cuore della città. Ricche e brevi passeggiate ci conducono al Museo Archeologico Nazionale, la “casa” dei Bronzi di Riace, ci portano tra le vie del centro storico di corso Vittorio Emanuele II e Piazza Garibaldi e infine tra i giardini della Villa Comunale, solo per citarne alcuni.
Sito storico
Pentedattilo
Una magnifica cornice naturale Il paese prende il nome dalla forma della rupe del Monte Calvario: una gigantesca mano con cinque dita (dal greco pente (πέντε) , ovvero cinque e dactilo (δάκτυλο), cioè dito). Proprio sotto questo monte fu edificato dapprima il Castello, e poi tutto intorno il borgo antico, circondato da un paesaggio naturale straordinario, meta ambita da escursionisti e turisti provenienti da ogni parte del mondo. Di questa suggestiva cornice fa parte la Vallata di Sant’Elia, dove si trovano le curiose rocche arenarie di Santa Lena e di Prasterà, immerse in distese di ginestre, ulivi, gelsi e fichi d’India, mandorleti e mimose: un grande spettacolo in primavera. La sua fondazione risale al IX secolo, a difesa del territorio reggino dalle incursioni dei Saraceni. Durante il periodo greco-romano, Pentedattilo fu un grande centro economico e un importante centro militare, grazie alla sua posizione strategica, dalla quale controllava le vie per raggiungere l’Aspromonte. Durante la dominazione dei Bizantini il borgo visse un lento declino, iniziato con numerosi saccheggi a opera dei Saraceni. Diventato territorio dei Normanni nel XII secolo, fu trasformato in baronia e affidato al controllo degli Abenavoli Del Franco e, successivamente, alla famiglia reggina dei Francoperta. Quest’ultima lo cedette forzatamente agli Alberti, che lo tennero, nonostante la tragedia della Strage degli Alberti, fino al 1760, anno in cui il borgo passò in mano ai Clemente e, quindi, ai Ramirez. Nel 1783 Pentedattilo fu gravemente distrutto da un terremoto, uno degli eventi che portò al suo completo spopolamento. La popolazione continuò a spostarsi verso Melito Porto Salvo fino al Risorgimento, a causa delle costanti minacce di alluvioni e terremoti. Proprio per questo, il vecchio borgo ne divenne frazione nel 1811. Conosciuto come il paese fantasma, nel 1980 Pentedattilo fu riscoperto grazie ai volontari provenienti da tutta Europa, dando inizio al suo recupero. Oggi le piccole case in pietra, circondate dai fichi d’india, sono alloggi di ospitalità diffusa e rappresentano solo una minima parte di ciò che si continua a fare per la rinascita di questo antico paese; artigiani e artisti hanno infatti occupato le nuove casette trasferendo qui le loro attività: ci sono botteghe del legno, del vetro e della ceramica; è possibile ammirare anche il Museo delle tradizioni popolari. LO SAPEVI CHE? Il borgo di Pentedattilo è uno dei borghi dai quali lo scrittore Edward Lear è rimasto più affascinato: nel suo “Diario di un viaggio a piedi” ne scrisse una meravigliosa rappresentazione di com’era nell’Ottocento. Fa quindi parte del percorso denominato “Sentiero dell’inglese”, che attraversa tutti i borghi descritti dallo scrittore durante il suo viaggio in Italia. Un suggestivo cammino di 7 giorni in una terra d’altri tempi, tra incantevoli borghi grecofoni, maestosi uliveti secolari, ed affascinanti Fiumare.
Scilla
Scilla, incontro eterno tra mito e bellezza Alla scoperta della perla della Costa Viola e delle scogliere tra cui dimorava il mostro cantato da Omero C'è un approdo imprescindibile per chiunque visiti la provincia di Reggio Calabria. Una tappa speciale che è, innanzitutto, un sublime momento di sintesi tra storia, mito e bellezza. Nell'abbraccio che Scilla riserva al visitatore c'è il racconto di un luogo che incanta il cuore e lo spirito, attraverso la forza evocativa del paesaggio, il calore della gente del posto, il fascino antico delle tradizioni popolari. Punta di diamante della Costa Viola, Scilla, con il suggestivo borgo di Chianalea, rappresenta una delle parentesi esperienziali più appaganti che il territorio reggino possa offrire. Statua della Sirenetta - Belvedere di Piazza San Rocco Meta balneare d’eccellenza Da sempre Scilla è uno dei litorali più ambiti da turisti e amanti del mare che affollano la stupenda spiaggia della Marina Grande. Una location d’eccellenza, in cui paesaggio e natura si fondono in un unico grande spettacolo di colori e sensazioni. Vivere il mare in questo fazzoletto incantato regala i privilegi di un’acqua cristallina, di fondali ricchi di biodiversità, di tramonti indimenticabili attraverso cui scorgere, oltre lo Stretto, l’arcipelago delle isole Eolie. Scilla, storia e mito Volgendo lo sguardo all’orizzonte, magari dall’alto dell’imponente rupe che ospita il maestoso castello Ruffo, in pochi istanti è possibile essere travolti da suggestioni lontanissime nel tempo e la cui narrazione intreccia, inesorabilmente, storia e mito. E di colpo lo sterminato specchio d’acqua che separa la costa calabra da quella siciliana è teatro delle gesta di Ulisse e dei suoi uomini, lungo la rotta verso Itaca, alle prese con la furia di Scilla, l'infernale mostro marino antropofago capace di afferrare e divorare sei uomini contemporaneamente e la forza dirompente di Cariddi, gigantesco gorgo in grado di inghiottire qualsiasi cosa. Ma c’è anche spazio per la rievocazione delle intense rotte commerciali, delle scorrerie piratesche che hanno funestato queste acque sin dal V secolo a.C., a cominciare dai Tirreni, abilissimi marinai, e poi dai Greci e Romani, fino all’incedere elegante delle spadare intente a perpetuare il rito della caccia al pescespada. I caratteristici quartieri Quattro porzioni di territorio concorrono a formare l’assetto urbano di Scilla, ovvero quattro differenti anime ciascuna contraddistinta da una propria connotazione storica e sociale. Cuore pulsante e autentico del paese, il quartiere San Giorgio racchiude il centro storico, dalla piazza San Rocco adagiata su un costone di roccia a strapiombo da cui si dischiude una vista mozzafiato sullo Stretto di Messina, fino all’antico abitato di Bastìa, dalle caratteristiche casette basse che si affacciano su ripidi vicoletti. Prettamente residenziale, Jeracari, completa invece la parte alta di Scilla. Sinonimo d’estate è poi la Marina Grande che ospita il lungomare e la grande spiaggia che durante la bella stagione si accende dei colori vivaci che caratterizzano gli stabilimenti balneari. Un meraviglioso litorale incastonato tra il Belvedere Morselli e la gigantesca rocca su cui sorge il Castello Ruffo. Scrigno prezioso è infine Chianalea, la piccola Venezia del sud, antico rione marinaro dalle tipiche viuzze e casette adagiate sul mare. Secondo Omero, qui vivevano le sirene che, con la loro voce melodiosa, incantavano i marinai: solo il furbo Odisseo riuscì ad ascoltarle senza conseguenze, dopo aver ordinato ai suoi uomini di legarlo all’albero maestro della sua nave. Per questo motivo la spiaggia di Scilla è conosciuta anche come Spiaggia delle sirene. Cosa fare, cosa vedere Momento clou per Scilla è, naturalmente, la stagione estiva in cui la spiaggia della Marina Grande accoglie tantissimi turisti in cerca di sole e mare incontaminato. Ma la perla della Costa Viola deve la sua grande capacità attrattiva anche alla rinomata tradizione enogastronomica, legata in primis al pescespada, che trova la sua massima espressione nei numerosi ristoranti, localini tipici, angoli dedicati allo street food e stabilimenti balneari. Un tuffo nella storia è assicurato dalla visita del Castello Ruffo, posto sulla cima della scogliera che separa Chianalea da Marina Grande, è un luogo che regala un panorama di impareggiabile bellezza. La fortezza, inoltre, ospita Scilla Jazz Festival, evento di grande caratura artistica e culturale. Imperdibili, inoltre, sono le esperienze di tipo naturalistico come quelle che è possibile vivere a Punta Pacì, località dalle acque limpidissime e dai fondali alti, ricchi di flora e di fauna, ideali per gli appassionati di diving e immersioni. I più temerari possono spingersi fino a Cala delle Rondini; zona isolata e di difficile accesso, custodisce un ambiente paradisiaco e incontaminato. Poco più a nord, ideale per famiglie, è la spiaggia di Favazzina caratterizzata da sabbia fine e bassi fondali. E per riscoprire il volto più antico e selvaggio del territorio, una tappa obbligata è quella delle Grotte di Tremusa, di origine carsica e rivestite di fossili marini